Storia dell'arte, materia in via d'estinzione...
- Daniela Mastracci
- 18 ott 2018
- Tempo di lettura: 2 min

Un tempo mi sarei descritta come una donna che prova a leggere, incredula di poter leggere, sospesa fra parole che immensi poeti e filosofi e romanzieri e drammaturghi hanno scritto in un tempo in cui io non ero; io non ero e loro erano, e le parole mi si stagliavano come nell'iride mia, a raccogliere me, che ora sono, e loro che non sono più. Negli occhi miei che leggevo, si incontravano essere e non essere, ed io restavo come di fronte al più grande degli umani stupori. Come può l'incontro fra essere e non essere? Come possono i miei occhi trattenere ciò che non c'è, adesso, qui, con me? Lo stupore era destinato ad aumentare! non avevo ancora il Gusto dell'arte, pittura, scultura, architettura... Gli occhi, allora, prendevano insieme me, l'opera, e quel lontano suo artefice, e anche gli occhi suoi che il mondo avevano visto e messo poieticamente in opera. Mondi negli occhi loro e nelle loro mani, amiche e artigiane eccellenti, poesie esse stesse. Mondi che soltanto in quegli occhi e quelle mani potevano sorgere. Mondi che del mondo dei bruti fatti, di positivistiche oggettive verità, facevano vedere tutta quanta l'illusione: perché solo Guernica di Picasso davvero sa di una guerra sciagurata; solo quel dipinto che squarcia immagini e ne fa orrori, sa dire dell'orrore. Arte: la verità che trasluce, trasfigurata e perciò più densa, più cogente, più tremenda, più sublime, più bella perché più intensamente vera.
Lettrice, ora, di parole e di immagini, per poter sapere meglio, per sapere di più, per non restare avvinta a nessun "si dice", a nessun "è così", perché non c'è un "è così", ma sensi e mente e cuore che sentono ed esprimono pieghe altrimenti non viste, sfumature di ricchezza, pluralità di sguardi, Apertura di sensi e di Senso Cultura, si chiama
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