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Il racconto di una lettrice tra "Briciole di Bellezza"...



Comincio il libro "Briciole di Bellezza. Dialoghi di speranza per il futuro del Bel Paese"...

Leggo l’introduzione: già trovo tutta l’atmosfera, la passione, le intenzioni fortemente e delicatamente espresse, già trovo la motivazione per leggere il libro che sento profondamente in sintonia.


Inizia il Viaggio. Le osservazioni si intrecciano a una documentazione seria, frutto di ricerca, e a sentimenti, emozioni, immaginario: com’è, come potrebbe essere. Le visioni e le problematiche che emergono portano ad analisi precise, coraggiose, per “conquistare il nesso essenziale con la salubrità dell’aria, dell’acqua, della Terra, con la memoria”, tra “lampi di bellezza”, da cui nasce il desiderio e l’esigenza della qualità della Vita. In questo contesto vengono affrontate differenti e molteplici tematiche; in particolare, ritengo molto interessante il modo in cui viene intesa la cultura: la cultura che può modificare, può riqualificare, “un sapere che fa prendere posizione, una speranza aperta nel cuore del sociale”. Da questo punto di vista, nel libro è evidente la connessione tra la cultura, la mentalità e il mondo del lavoro.


Nelle argomentazioni che si trovano risulta evidente la necessità di una lotta alla precarietà che sta diventando sempre più precarietà esistenziale. Sono possibili trasformazioni culturali che permettono modalità diverse di lavoro: un lavoro che, generando bellezza, sia un lavoro che produce servizi e oggetti capaci di soddisfare reali esigenze degli individui. Quindi lavoro e diritti, lavoro e dignità. Questo significa vivere meglio, “essere di più”, più felici, restituire ai giovani il loro futuro. Un futuro al Bel paese.


La forma narrativa, che fonde il racconto con il testo informativo, è una scelta di scrittura che, dando molto spazio ai dialoghi, rende il tutto con più “leggerezza”... leggerezza che, citando Italo Calvino, “non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto”.

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