La bellezza di un incontro. Con Lidia Menapace
- Paola Bucciarelli
- 5 nov 2018
- Tempo di lettura: 5 min

In una calda mattina di agosto la partigiana Lidia Menapace mi riceve nella sua casa di Bolzano.
Lidia Menapace è una partigiana, senatrice della Repubblica italiana, pacifista e femminista militante. Una delle donne che ha contribuito a scrivere una delle pagine più belle della storia del nostro paese, quella delle Resistenza e della lotta di Liberazione dal nazifascismo.
Vado all’incontro insieme a Roberta, una compagna che da alcuni anni tiene l’agenda dei tanti impegni di Lidia e ha la fortuna di accompagnarla in giro per l’Italia a tutte le iniziative cui Lidia partecipa.
Dopo aver attraversato il centro storico del capoluogo sud tirolese con i suoi bei portici, passiamo il ponte sull’ Isarco lungo le cui rive - mi racconta Roberta - da alcuni anni, per volontà di Lidia, si svolge il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica, la festa della pace.
Superato il monumento della “Vittoria” si dipana la Bolzano razionalista. Percorriamo un lungo viale che ci condurrà in piazza Mazzini, dove affaccia la casa di Lidia. Lungo la strada ci fermiamo a prendere della frutta fresca e una buona bottiglia di vino rosso che Lidia adora.
Alle 11.15 suoniamo il campanello. Lidia ci accoglie sorridente e felice di vederci. Ci accomodiamo e ci offre dell’acqua per rinfrescarci.
Mentre bevo, osservo meravigliata la stanza della sala da pranzo: sui mobili antichi e di legno scuro ci sono ovunque libri, di ogni genere. Alte librerie da cui spuntano enciclopedie di arte, storia, letteratura italiana e straniera per lo più. Sul mobile dietro il tavolo da pranzo ci sono, invece, dei preziosi testi antichi, finemente rilegati.
Tra i tanti libri spuntano qua e là tanti ricordi. Prendono la forma di cornici con foto di famiglia, amici e di vita politica, oggetti che ricordano viaggi e iniziative, quadri, manifesti. Sembra di essere in una casa – museo! In una casa dove la storia, quella con la “S “ maiuscola e’ passata.
Iniziamo a discorrere, ci dice che sta lavorando a un documento politico, che siamo in una fase pre rivoluzionaria. Le chiedo di spiegarmi cosa significa e cosa può accadere.
Mi risponde citando Marx. Poi, aggiunge, c’è bisogno di concretezza, c’è bisogno di fare, piccole cose, ma fare. È necessario che le persone parlino, si confrontino. Torna con la memoria a quest’estate, quando ci siamo conosciute al festival di filosofia in Ciociaria, e mi conferma che è stata un’ottima idea quello di realizzarlo. Il primo festival di filosofia in Ciociaria è un festival che si è svolto nel Castello dei conti di Ceccano, dal 13 al 15 luglio, sullo stimolo di altre realtà che in precedenza hanno costituito festival e scuole di filosofia in Italia. Una kermesse in cui abbiamo provato a dare vita a un luogo d’incontro democratico, aperto, inclusivo.
Per questo in tutti i momenti che si sono svolti gli incontri, le lezioni, gli spettacoli, i dibattiti, dopo l’introduzione del relatore, c’era la possibilità di intervenire, di fare domande, di parlare, confrontarsi. Lidia e’ stata la protagonista di uno degli incontri più partecipati. E’ per questo che mi esorta a pubblicarne gli atti.
È importante che resti traccia scritta dei dialoghi che si instaurano tra le persone in tali occasioni. Con fare dolce, riprende fiato e dice ancora: << deve rimanere traccia di ciò che si dice in modo da poter vedere come evolve una certa situazione nel tempo lungo >>.
Il bello di parlare con Lidia Menapace è che ogni cosa che le si chiede può diventare spunto per discussioni meravigliose. Per esempio, abbiamo iniziato un dialogo sulla bellezza a partire dai consigli per una recensione di un libro che avrei dovuto fare. Mi cita Goethe e il suo viaggio in Italia; curiosa come sempre, mi chiede informazioni su questo libro, le propongo un’iniziativa per presentarlo a Bolzano e come sempre si mostra disponibile.
La sua disponibilità immensa mi meraviglia ogni volta, me lo aveva detto un amico in comune qualche anno fa, l’ho constata durante la giornata del festival di filosofia in Ciociaria, ma ne rimango sempre più colpita.
È bellissimo ascoltarla parlare, sarei stata ore ed ore. Nel frattempo pranziamo: una tavola elegante nella sua semplicità e di gran gusto. Anche questo momento si trasforma in un modo per raccontare, raccontarci Bolzano: le sue tradizioni, i suoi luoghi.
Finito di mangiare, ci alziamo da tavola e Lidia ci propone di fare un giro della casa. Ci abita dai primissimi anni ’50, quando vi si trasferì con suo marito Nene. Lei e Nene hanno condiviso questa casa per 52 anni! Ci racconta, così, della sua lunga storia d’amore, il loro incontro, la scelta di vivere a Bolzano, la condivisione di valori, principi e battaglie.
Ci soffermiamo nel suo studio: una piccola stanza con tanti libri e tante foto ovunque e una scrivania davanti alla finestra con un computer. Me la immagino seduta davanti allo schermo intenta a scrivere, leggere e pensare.
Il tempo scorre veloce, purtroppo si fa l’ora di andar via. Vorrei rimanere, vorrei poter abitare nel palazzo di fronte in modo da poter andare a trovarla tutti i giorni e ascoltarla e imparare, imparare e imparare.
Il bello del dialogare con questa donna, tanto fragile e minuta fisicamente quanto forte e consapevole nelle sue idee, e’ il piacere di porle le domande, anche le più scomode, anche quelle che si ha paura di fare, ma con la consapevolezza che lei è pronta a rispondere, a spiegare e non a giudicare.
Poi, condisce sempre tutto il suo ragionamento con ironia e spirito di leggerezza. Inoltre, non da nulla per scontato e la osservi ascoltarti. È facile parlare con lei, condividere pensieri sulla storia e sull’attualità.
Sono arrivata emozionata e vado via altrettanto emozionata, come quando a luglio ci siamo incontrate a Ceccano. In realtà, è stato un modo per continuare l’intervista fatta durante il festival di filosofia in Ciociaria. Abbiamo approfondito la delusione per il primissimo dopoguerra la rabbia di essere riusciti a fare una cosa grandissima e per nulla facile: vincere i nazifascisti, ma poi non vedere non solo i riconoscimenti, dico io, ma nemmeno realizzate i grandi sogni di cambiamento per il Paese. Siamo passate a parlare dell’impegno negli anni successivi vissuti a pieno e da protagonista. Mi racconta il ’68 all’università Cattolica di Milano per farmi capire l’importanza di quell’anno nella storia italiana. Si appassiona a ricordare i suoi anni di insegnamento all’università Cattolica a dimostrazione dell’amore viscerale per la cultura. E ancora l’intensità dell’azione politica come consigliera a Roma e a Bolzano.
Sono commossa per la sua disponibilità e per la generosità immensa. Decido di immortalare il momento con una foto per imprimere per sempre la fortuna di aver conosciuto una donna così grande e speciale. Una donna non stanca di vivere, piena di idee e di energia in grado di saperla trasmettere anche a chi ha la fortuna, e sono tanti, di poterla conoscere.
Insomma me ne vado arricchita di energia, di voglia di fare, un fare che diventa come un piacevole obbligo/ dovere per restituire a Lidia un po' della sua passione.
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